The Last Of Us Part II, c’è ancora qualcosa da dire?

Dopo sette anni dal primo leggendario titolo playstation, fantasticato, preannunciato, ritardato, e atteso come non mai, esce finalmente l’ultimo titolo Naughtydog a mettere il cappello su una intera generazione di giochi su console. Questo pezzo arriva un po’ in ritardo rispetto alla stampa di settore, ma da “normali” videogiocatori abbiamo altri tempi e thecasualgamer non è il luogo per le ultime notizie e rumors. L’articolo non vuole quindi ripetere quanto questo titolo sia un capolavoro, ma non poteva mancare nel blog. Vogliamo rendere anche noi omaggio a The Last Of Us Part II provando a toccare alcuni temi in ordine sparso. Fateci sapere la vostra nei commenti below!

The Last Of Us Part 2 é un western contemporaneo.

Crediamo sia importante iniziare con una premessa: The Last Of Us Part II non è solo un videogioco ma anche e soprattutto un videogioco “tripla A”: un prodotto di punta, un blockbuster, che vede l’industria videoludica competere per budget con quella cinematografica. È stimato che Sony abbia speso oltre 100 milioni di dollari per la sua esclusiva, ma il parallelo tra i due medium non si ferma qui e sono molte le somiglianze formali col cinema che ci interessa evidenziare. TLOU2 non può e non deve quindi essere analizzato unicamente in quanto videogioco, bensì deve essere inteso come un prodotto di intrattenimento, fenomeno culturale, che segue stilemi e meccaniche proprie, appunto, dei film, o delle moderne serie televisive.

Quasi tutti i videogiochi hanno una storia. A volte questa è secondaria al gameplay, altre volte, invece, ne viene accompagnata. Negli ultimi 10 anni, la Naughtydog si è fatta riconoscere per aver sviluppato titoli che puntavano ad intrecciare indissolubilmente i linguaggi dei videogiochi e del cinema. Capolavori come la serie di Uncharted prima e The Last Of Us poi, si caratterizzano per essere dei titoli dal gameplay molto lineare, dove la narrazione prosegue intervallando sequenze di gioco che si fondono (con crescente maestria) a scene pre-renderizzate dette cutscenes. Le cutscenes nei videogiochi esistono da sempre (presto un articolo sulla loro evoluzione) ma con l’aumentare della tecnica e del realismo sono diventate sempre più “cinematografiche” fino a fondersi in maniera invisibile col gioco. Il risultato e’quello di far sembrare il gioco un flusso unico, vivo, rendendo lo spettatore ignaro dello script che ne determina le azioni. Ci sono diverse tecniche per ottenere questo: il cinema americano ha teorizzato nel “montaggio invisibile” le regole per una successione di inquadrature capace di “ingannare” l’occhio dello spettatore; mentre la tecnica del piano-sequenza in ripresa permette alla fiction di scorrere seguendo il tempo della realtà. In entrambi i casi l’obiettivo e’quello di aumentare l’immersione dello spettatore nella storia.

Welcome to Seattle, post covid ^^

Per quanto riguarda le soluzioni narrative, The Last Of Us Part II le evolve di pari passo al gameplay: l’utilizzo di un mondo più ampio, semi-aperto, che si sviluppa in altezza e in decine di aree secondarie, permette alla serie di sganciarsi dalla linearità del primo capitolo e evitare l’effetto di “tunnel addobbato” troppo spesso percepito in giochi dell’ultima generazione. Contemporaneamente, il gioco si dilata anche nel tempo, raggiungendo le quasi 30 ore, anche attraverso soluzioni quali flashback giocabili ideati per farci empatizzare con personaggi diversi (e contrapposti) alla protagonista. Questo, a nostra opinione, rompe a volte il climax in una rincorsa a “il prossimo episodio” che risulta paradossale nel linguaggio dei videogiochi (dove morire in un flashback dovrebbe significare che nulla di quello che è stato precedentemente giocato possa essere accaduto) ma contribuisce ad aumentare interesse, suspance, e voglia di continuare a giocare per sapere come continua la storia! Ancora una volta troviamo quindi le ragioni del linguaggio del cinema (o meglio, delle serie TV) prendere il sopravvento.

La direzione artistica di The Last Of Us Part 2 é sbalorditiva.

E se servisse una ulteriore prova, TLOU2 ci getta in un film anche visivamente. Lens flares (i riflessi del sole ad emulare la presenza di una lente) la grana sull’immagine, l’uso di lens distortion e aberrazioni cromatiche emulate… sono tutti elementi pensati appositamente per dirci formalmente che quello che stiamo vedendo non lo vediamo coi nostri occhi bensì attraverso un filtro (la lente, appunto) cinematografico. Non è un dettaglio da poco perché come vedete siamo nuovamente in presenza di elementi propri di un altro linguaggio.

Graficamente il lavoro svolto è incredibile. Il titolo rappresenta tutto il meglio dell’ultima generazione di console riuscendo ad ottimizzare texturing ed effetti. Gli effetti particellari hanno pure del miracoloso: l’acqua, la polvere, la neve, il fuoco… ma anche i capelli, i riflessi, i materiali. Siamo di fronte a un capitolo di svolta per i giochi AAA; viene settato un nuovo standard di qualità ed è plausibile che, dopo questa uscita, moltissimi sviluppatori dovranno rivedere completamente i loro titoli in uscita. Ultima ma non meno importante è la recitazione dei personaggi superlativa grazie a tecnologie innovative di face e motion tracking. The Last Of Us Part II ci regala attori eccezionalmente credibili in una delle migliori collezioni di emozioni vere generate da espressioni digitali.

The Last Of Us Part II è forse il primo gioco che io ricordi dove gli specchi… riflettono!

E sui personaggi c’è da riconoscere la grande scommessa di Naughtydog. The Last Of Us Part II vuole essere un prodotto culturale contemporaneo, e come tale decide di sporcarsi le mani, prendendo di fatto una posizione politica e sociale, o meglio, dimostrandoci come, nell’apocalisse, poco importa la politica e l’inutile rumore ideologico di fronte all’unica cosa che conta: l’essere umano VS i suoi demoni. La morale è chiara, ed è progressista, antirazzista, femminista, e idealista. La stessa violenza messa in scena unisce i personaggi e prende una dimensione epica. Ci sarebbe moltissimo da scrivere su come questa violenza sia stata messa in scena e come sia motore sacro e sacrilego dell’intera vicenda narrata fino al suo fortissimo epilogo. Anche a questo proposito però, la produzione di articoli è stata enorme e non vogliamo ripetere nulla 🙂 P.S. Chiunque abbia avuto il coraggio di criticare questo gioco per l’eccessiva presenza di “gay” o di “asiatici” (Metacritics è piena di questi piccoli omini) probabilmente non ha mai capito nulla di videogiochi, del loro messaggio, e del loro mondo da sempre inclusivo e popolato dalla bellezza della diversità.

Si trovano poi moltissimi tocchi di classe nei tratti stilistici di Naughtydog, come l’utilizzo della telecamera che si avvicina e si allontana al protagonista per introdurre invisibili cutscenes, e le ormai classiche scene di azione a bordo di veicoli. Tantissimi anche gli easter eggs e le citazioni al mondo Playstation.

Due immagini. La prima tratta da una cut-scene, la seconda dal gioco in pausa. I modelli utilizzati per il gioco sono di qualità estrema.

Resta quindi ben poco da dire su questo titolo. Per fare qualcosa di diverso, e realmente utile alla comprensione di una tale opera, servirebbe probabilmente analizzarne la sceneggiatura e la storia, così come si farebbe per un film d’autore. Il filone potrebbe essere quello del western contemporaneo, e tantissimi i temi narrativi da poter approfondire, ma sarebbe impossibile farlo senza spoiler.

Se dobbiamo poi velocemente spiegane perché non ce la siamo sentiti di mettere un 10, è perché pensiamo che il massimo dei voti sia esclusiva di titoli innovativi, e non “solo” perfetti. The Last Of Us Part 2 raffina al massimo l’idea di videogioco firmato Naughtydog, ma siamo in presenza di un filone già conosciuto e stereotipato. Per ultimo, Il gameplay, forse, risulta a volte macchinoso nei combattimenti, e c’è poco da fare essendo il gioco molto lineare, mentre anche il sistema di menù ed il mini gioco di evoluzione delle armi seguono dinamiche già viste e un po’ datate… Ma quel poco da fare è fatto alla perfezione e l’illusione di libertà data delle nuove mappe e l’estrema naturalezza dei movimenti unito alla credibilità dell’ambiente di gioco creano il perfetto equilibrio per regalare ore del miglior intrattenimento sul mercato. Consigliamo di giocare questo titolo da livello “difficile” o superiore, per poter godere al massimo degli elementi survival altrimenti un po’ annacquati. Così come uno schermo 4K HDR permetteranno di apprezzare al meglio i soldi spesi per questo kolossal. Nient’altro da dire. Come il suo primo capitolo, The Last Of Us Part 2 è un gioco fondamentale per ogni possessore di Playstation 4 o 4 Pro.

Punteggio finale

Storyline and Characters - 10
Graphic and Art Direction - 10
Music and Sound Design - 10
Gameplay and Game Design - 8.5
Longevity and Variety - 9

9.5

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The Casual Gamer

Data stellare Marzo 2020. A causa di un virus alieno diffuso sull’intero pianeta, raggiunto lo stato di illuminazione durante la lunga quarantena in criomeditazione, nasce The Casual Gamer: ennesimo blog di recensioni di videogiochi.

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